scrittura collettiva: Federica Antonelli, Michele Beltrami, Matteo Bertuetti, Paola Cannizzaro, Davide Di Maria, Mauro Faccioli, Luca Iuliano, Dora Lazzari, Francesco Levi, Sara Manducci, Alice Salogni, Mauro Scalora
illustrazioni: francesco Levi
liberedizioni 2012

 

Un giorno 12 persone si ritrovarono in un piccolo teatro per giocare e scherzare. Erano molto serie cioe’ seriamente intenzionate a farlo.
Uno alla volta, a piccoli gruppi e poi tutti assieme cercavano di capire come ci si sentisse a stare dentro il quadro di un pittore.
Poi si sedettero in cerchio e se lo dissero, guardandosi di sbieco, negli occhi, di sbieco. E volarono parole grosse come gigante, squali, montagne; parole piccole come fili, bambino, qui; e tante altre parole leggere, lontane, luminose, lunghissime. Il fatto che queste iniziassero tutte con la lettera L e’ solo una coincidenza. Le parole forse piu’ incredibili erano quelle nascoste.
Decisero quindi di portarle alla luce del sole, anzi di un arcobaleno fino a quel momento inutile. La parola piu’ strana di tutta questa faccenda era sicuramente inutile.

MICHELE BELTRAMI

 

Facciamo un laboratorio intensivo di teatro a luglio su un quadro di Levi” gli dico, Michele risponde “si, va bene, ma perché, cosa vogliamo dire, quale è il nostro obiettivo?
Con Michele è spesso così… “si! si fa!”  Si fa, però, con tanti ma….perchèse poi… e comincia la riflessione e comincia il lavoro.
Il punto di partenza è il quadro di Francesco Levi L’arcobaleno è inutile se la tua casa affonda e hai appena sbarrato porte e finestre.
Come si muove lo spazio di L’Arcobaleno Inutile? Come monologa? Come dialoga? Che corpo acquisisce quest’opera nelle nostre gambe, braccia, spalle, lingue, bocche, occhi? Qualche risposta arriva, molte altre domande si fanno strada e, per fortuna, rimangono insolute a tenerci vivi.
Poi arrivano le parole, parole che c’erano già, che noi abbiamo visto, che c’erano già nel quadro di Francesco,  parole che c’erano già nelle nostre gambe, braccia, spalle, lingue, bocche, occhi? Parole che c’erano già, parole, frutto delle nostre visioni.
E la scrittura si fa insieme. Io credo che la narrazione sia spesso un’opera collettiva… anche se a scrivere è una sola mano. La scrittura non funziona come un recinto: se metto una storia su una pagina, non la faccio mia, al contrario ne moltiplico gli autori.
Il gioco che Michele ci propone è la scrittura a 12 mani. In questo gioco ognuno di noi scrive poche righe dalle quali immediatamente si deve separare per affidarle al compagno che gli siede accanto. Che liberazione potere affidare se stessi alle braccia di un altro!
E la poesia si apre un varco.
E  io mi confondo in te, in te, in te, in te e mi moltiplico in dodici anime.
Queste storie sono di tutti, nascono da una comunità e alla comunità ritornano.

PAOLA CANNIZZARO

 

 
 
(Dalla prefazione al testo)