Sull’incredulità ovvero di arrampicate sugli specchi e altre virtù.
Ho letto con molto interesse la risposta del CdA del Centro Teatrale Bresciano apparsa su Il Corriere della Sera il 18 marzo 2021, firmato dalla Presidente Camilla Baresani, in risposta all’accorato appello della collega Giuseppina Turra sottoscritto da oltre 110 cittadini. Riporto le parole di Gian Mario Bandera: “comprendo perfettamente le difficoltà della situazione che, da un anno, conoscono tutti coloro che amano il teatro e di teatro vivono. Come potrebbe essere altrimenti? Non nuotiamo in acque diverse, ma condividiamo lo stesso smarrimento.” Dalla vostra risposta è evidente che non sapete a chi vi riferite. Il vostro dichiararvi a noi vicini è un eufemismo vista la nostra invisibilità ai vostri occhi. È evidente inoltre che non ci siete vicini nemmeno con il pensiero, nella sua accezione di discernimento della realtà, analisi di una serie di dati oggettivi, poiché gli altri TRIC, esempi ai quali voi fate appello cercando di comprovare le azioni che il CTB ha messo in campo nel periodo di crisi, quegli stessi TRIC che voi nominate, alcuni di quelli, hanno agito si, ma non come voi anzi, si sono comportati proprio diversamente, quindi mi piace, con calma, mettere nero su bianco, con lavoro certosino, a dimostrazione che ho ancora moltissima pazienza e amore da elargire, segnare di seguito alcuni esempi virtuosi messi in campo dai suddetti nell’anno di crisi appena trascorso: I TRIC e i Teatri Nazionali sopraccitati non hanno tradito i loro presupposti istituzionali. Tali strutture hanno agito in modo virtuoso secondo un dovere morale e una responsabilità civile precisa nei confronti di coloro che sono in difficoltà. Dovere morale e responsabilità civile, non presupposti istituzionali, mentre voi scrivete e parlate, passando sopra alle parole, in parte dimenticandole, sicuramente travisandole, così come avete travisato il concetto di territorialità presente sia nella mia lettera che in quella di Giuseppina Turra. Mi piace rimarcare che nessuno di noi ha mai scritto o detto che il termine “bresciano” all’interno dell’acronimo CTB debba significare circoscrivere l’azione lavorativa all’ambito territoriale, ma ci si riferiva alla necessità di dare attenzione al territorio, di presa in carico anche dello stesso nella convinzione che “essere” Presidio culturale del territorio significhi anche far crescere la qualità del territorio affinché si possa anelare, un domani, a quel concetto identitario che sentiamo mancante. Far questo non significa rinnegare l’azione nazionale dello Stabile, non significa disconoscere la portata e l’ampio respiro dovuto alle importanti collaborazioni con artisti di caratura nazionale e scambi con altre strutture. Tornando ai TRIC e ai Teatri Nazionali virtuosi di cui sopra, il fatto di avere messo in campo anche azioni di supporto per il territorio non ha assolutamente snaturato la loro vocazione di Teatri nazionali, mentre il CTB al nostro accorato appello, risponde, quasi fosse una scusante sufficiente al nostro essere invisibili, con la lista delle proficue collaborazioni con alcune realtà del territorio qualificate. Tali fondi il CTB li ha ricevuti e anche spesi e così giustamente deve essere, i fondi ricevuti devono essere impiegati in maestranze, in artisti, in organizzatori, in figure tecniche e amministrative e via discorrendo. Ma in relazione alla questione, che avete riportato come esemplare, di aver dato lavoro a più di 80 tra artisti e tecnici bresciani, la vostra asserzione è tutta da contestualizzare e mi piacerebbe molto che intorno a questo piccolo particolare ci fosse la giusta trasparenza che svelasse ai più come funziona il lavoro di un attore-attrice e quanto valore economico ha il suo coinvolgimento. E che dire del fatto che avete contribuito a lanciare sul panorama nazionale e internazionale talenti della nostra comunità tra cui drammaturghi, attori, attrici e registi andrebbe confutato e chi meglio di voi potrebbe farlo? Riconosco che il CTB forse abbia contribuito a lanciarli, di sicuro non ha contribuito a farli nascere e a farli crescere. A questo ci hanno dovuto pensare da sé. “È solo a loro che spettava”, immagino sia la vostra reazione, in linea con l’idea di Stabile che, appunto, stiamo dibattendo. Per concludere tornerei ancora sulla vostra comprensione delle difficoltà causate da questa emergenza. Il Ctb non può sostituirsi al loro lavoro e alla loro presenza. Giusto, la responsabilità civile e il dovere morale, ancor più in questo periodo difficile, sono comunque delegati per non dire scaricati al territorio. Ad ogni modo, questa progettazione culturale condivisa, come la chiamate voi, è sconnessa dal concetto di identità sul quale poggia il prestigio di Brescia in Italia. Prestigio che si raggiunge con proposte culturali progettate con Altri, mai non con il territorio, con il quale però, ovviamente continuate a collaborare, senza però limitarne o esaurirne la missione. Perché la missione delle realtà del territorio non ha nulla a che vedere con l’identità e con il prestigio cui vi riferite. Ecco qui, siamo ritornati punto e a capo. Trovo sia incredibile come siate riusciti in così poche righe a sintetizzare tutto ciò su cui stiamo dibattendo da settimane e con un colpo di spugna, togliere ogni dubbio e ogni spazio di dialogo. Un condensato di pensiero talmente chiaro che sa di dogma. Un regolamento (di conti) tra il Ctb e il territorio: Regola 1. Il Ctb non è una realtà con la quale sperare di lavorare. A monito e imperitura memoria.
|